Prosegue il racconto in italiano del (tentativo di) automazione della mia abitazione. Dopo avere ricevuto tutti i pezzi, ora bisogna cominciare a farli dialogare tra loro.

Il primo passo è quello di ricondurre le schematiche che si trovano online dal caso “classico” (raspberry PI + modulo CC1101 “normale”) al mio: al posto del raspberry ho infatti scelto di usare il banana pi mentre al posto del modulo CC1101 “normale” (che sarebbe stato importato dalla Cina, con le conseguenti attese e incognite doganali) quello che ho preso in Germania.

Avevo chiesto lumi sul forum di homegear [in lingua inglese], ma la mia situazione non è stata riconosciuta come speciale. Probabilmente per chi si occupa di questi temi giornalmente un modulo vale l’altro ed allo stesso modo il GPIO del raspberry PI, del banana PI o di qualsiasi altro dispositivo che ne esponga sono come un libro aperto… non per me, quindi ho cercato di ricondurre il caso classico all’hardware in mio possesso e ho chiesto conferme sul forum (terzo post del thread linkato). La bozza sarebbe questa:

Schema delle connessioni tra banana PI e modulo CC1101. Non testato.
ATTENZIONE! Questo schema delle connessioni è un’ipotesi! Non l’ho ancora testata. Non usatela se non siete certi della sua correttezza!

 

In attesa che qualche anima buona mi dia il via (ovvero finchè non decido di essere stufo di aspettare conferma 🙂 ) ho scaricato l’immagine di debian più recente per il banana pi e sto provando la funzionalità del SBC senza nessun apparecchio collegato.

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Continua il racconto dell’automazione del sistema di riscaldamento della mia abitazione.

Le tre valvole che ho ordinato qualche giorno fa sono arrivate; la centralina non è ancora pronta (non ho avuto nemmeno il tempo di iniziare!) ma queste valvole funzionano anche in modalità manuale, sebbene in modo molto limitato: ci sono due temperature che vengono mantenute e che possono essere commutate manualmente.

Entro questi limiti sembrano funzionare, però non mi aspettavo che fossero di dimensioni così “generose”, il volume è almeno il doppio delle testine termostatiche manuali che erano montate in precedenza!

In questi giorni mi sono documentato sulle antenne, e credo proprio che per cominciare userò un semplice filo lungo 1/4 d’onda (circa 8 centimetri) visto che la casa è piccola.

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Sono arrivati!

Il banana pi è un sistema simile al più famoso raspberry pi, ma più potente. La piccola scheda sulla sinistra è un adattatore che consente di controllare i dispositivi che lavorano su una frequenza di 868Mhz.

Il piano è quello di installare un sistema operativo (quasi sicuramente debian) e il software homegear per la gestione dei dispositivi.

Le valvole termostatiche MAX! dovrebbero arrivare a giorni, spero anche queste prima di natale in modo da poter testare durante le ferie!

Intanto devo cominciare a saldare l’antenna sul modulo e collegarlo al banana pi. Siccome ho notato una carenza di risorse in italiano ho pensato di fare una serie di post su questo 🙂

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Con la pubblicazione da parte di Adobe di una famiglia di font (molto bella!) rilasciati con licenza libera, si pone il problema di riuscire ad usarli senza che siano ancora stati pacchettizzati dalla distro che si sta usando (nel mio caso Debian, ma per ubuntu le istruzioni sono le stesse).
L’operazione è davvero di una semplicità disarmante, ma la procedura mi è stata chiesta da diverse persone, per cui la descrivo qui.
Anzitutto, occorre procurarsi i font, qualsiasi font rilasciato in formato OTF va bene per questa procedura, ma io consiglio caldamente i bellissimi font rilasciati con licensza open da Adobe di cui parlavo all’inizio del post:

Successivamente, scompattare gli archivi e copiare i file con estensione “.otf” nella directory .fonts nella propria home (creare prima la directory, se non dovesse essere già presente).

 

Lanciare poi il comando “fc-cache -f -v” che forza l’aggiornamento dell’elenco dei font di sistema, e che per default va a considerare anche la directory .fonts dell’utente che lo lancia. (NB: l’opzione -v serve soltanto ad avere un output più dettagliato, e per essere sicuri che i font vengano riconosciuti).

 

A questo punto i font sono disponibili nell’elenco dei font di tutte le applicazioni X, e tutti quei tool che sono in grado di accedere ai font di XFT potranno usarli a loro volta.

Esempio: Aggiungendo la riga seguente al file Xresources:

URxvt.font: xft:SourceCodePro-12

si potrà usare il font Source Code Pro (a dimensione 12) in urxvt (ottimo emulatore di terminale).